Cos’è il reddito di formazione

Tommaso Nannicini
Lavoro/#redditodiformazione

Perché serve

I disoccupati, i giovani in cerca di prima occupazione, i lavoratori e le lavoratrici a rischio di perdere il proprio posto di fronte ai cambiamenti economici (tumultuosi) del tempo in cui viviamo: sono loro i veri dimenticati delle nostre politiche di welfare, prima e anche durante la pandemia. Il reddito di inclusione prima e il reddito di cittadinanza poi hanno colmato una lacuna storica del nostro welfare: l’assenza di una misura di contrasto alla povertà. Ma non tutti i disoccupati sono poveri. Se perdi un lavoro, lo Stato non deve aspettare che perdi anche la casa per aiutarti (visto che le misure contro la povertà sono giustamente sottoposte alla prova dei mezzi). Serve una forte garanzia del reddito agganciata a servizi personalizzati di orientamento, formazione e accompagnamento al lavoro. Anche il sussidio di disoccupazione (Naspi) è stato rafforzato nella scorsa legislatura, ma non basta, è ancora troppo poco generoso, soprattutto per giovani in ingresso nel mondo del lavoro e per lavoratrici e lavoratori over 50 espulsi dai processi produttivi. Non possiamo lasciare da sole le persone nella fatica del cambiamento che ci attende con le transizioni tecnologica ed ecologica della nostra economia. Fermare il cambiamento ingessando tutto con sussidi e cassa integrazione a pioggia è illusorio, ma anche negare che servano politiche del lavoro forti su tutto il territorio nazionale è sbagliato. Anche perché poi la realtà si vendica e i disagi sociali creati dalla disoccupazione finiscono per bloccare i cambiamenti di cui la nostra economia ha bisogno.

Cos’è

Il reddito di formazione è fatto di due ingredienti: (1) un percorso personalizzato di formazione e accompagnamento al lavoro, (2) una forte garanzia del reddito per chi accetta di mettersi in gioco seguendo quel percorso (fino a 1.500 euro al mese, più un sostegno alla mobilità nel caso che sia richiesto di spostarsi). Così si rovescia la logica attuale delle politiche di sostegno a chi cerca lavoro. Non più sussidi con condizionalità che nessuno controlla, ma un percorso fatto di bilancio e certificazione delle competenze, orientamento, formazione e sostegno alla mobilità. Sul fronte del sostegno economico, il reddito di formazione non prevede la forte riduzione mensile della Naspi (che oggi diminuisce del 3% ogni mese dal quarto mese in poi), fornisce una copertura più lunga agli over 50 ed è più facile da ricevere per i giovani in cerca di prima occupazione (che non devono aspettare 4 anni di contribuzione piena, come avviene adesso, prima di ricevere una garanzia del reddito che permetta loro di formarsi e mettersi in gioco, potendo così contare su un vero e proprio reddito di inserimento).

Come farlo

Per fare questa rivoluzione e creare uno strumento universale di sostegno a chi cerca lavoro, si devono cambiare radicalmente i processi con cui vengono erogati e valutati i servizi del lavoro e della formazione. È necessario prevedere un sistema che leghi in stretto raccordo l’orientamento, la formazione e l’accompagnamento al lavoro. Per questo servono politiche del lavoro basate su un disegno strategico di banche dati interoperabili e sul ruolo di indirizzo accreditamento, certificazione e monitoraggio di un’unica agenzia nazionale. Facendo confluire tutti gli interventi in un “codice di cittadinanza attiva” che raccolga le politiche attive, passive e formative che ognuno di noi riceve lungo il ciclo di vita: una bussola dei diritti del lavoro che ti segua e si adatti al tuo percorso. Solo mettendo al centro la persona, infatti, è possibile che l’esercizio effettivo del diritto al lavoro non si infranga contro le barriere frapposte tra un livello e l’altro: centro e periferia, pubblico e privato, istruzione e lavoro, e così via. E per farlo servono risorse economiche certe per rafforzare la rete nazionale di servizi pubblici, privati e del privato sociale. Le riforme a costo zero non esistono e le risorse una tantum del PNRR non bastano. Ma non c’è alternativa se vogliamo non lasciare nessuno da solo di fronte al cambiamento.