Caro Luigi, ho pensato di scriverti una lettera aperta per raccontarti una storia che ha più di 30 anni. Tu hai 16 anni, una stagione della vita bella e complicata, che ti fa sembrare che tutto sia qui e ora. È giusto che sia così, siamo stati tutti adolescenti, le cose che abbiamo vissuto in quel periodo ci sono sembrate così enormi da far perdere peso a tutto il resto. Sei un ragazzo intelligente e curioso, mi aggiorni su cose che sono fuori dal mio radar e mi prendi in giro per la musica da boomer che ascolto. Io alla tua età non sopportavo chi, solo perché aveva molti più anni di me, saliva in cattedra per spiegarmi il mondo. Ma voglio correre il rischio per raccontarti questa storia.
30 anni fa è stato abbattuto il muro di Berlino, come hai studiato e tutti ci ricordano in questi giorni. Quando quel muro era in piedi, e vi è rimasto per 28 anni, l’Europa era spaccata a metà, il mondo era diviso in due. Da una parte (la nostra) l’Occidente, dall’altra il mondo sovietico. I missili nucleari proliferavano e siamo cresciuti con la paura che un bottone rosso pigiato da qualcuno avrebbe potuto distruggere l’umanità. Oggi se vuoi andare a Budapest, Zagabria o Tallinn, non hai bisogno di passaporti o visti. Prima, invece, le frontiere erano filo spinato con armi puntate. Dall’altra parte, c’erano dittature comuniste che privavano non solo la libertà di movimento, ma anche quella di pensiero. Se non eri tra i capi di un partito che si era fatto Stato, rischiavi la povertà, facevi la spesa al mercato nero, avevi paura di essere arrestato per le tue idee. Il fatto che l’illusione comunista abbia rappresentato una speranza di emancipazione e riscatto per tante persone dalla parte giusta di quella divisione, l’Occidente, non può farci dimenticare che cosa è successo dall’altra. Non si costruisce il paradiso in terra al riparo di una cortina di filo spinato. Sembra una cosa ovvia, ma la storia ce l’ha fatto capire con fatica. Il muro di Berlino non è caduto in un giorno, ma è stato abbattuto pezzo dopo pezzo col sangue e il desiderio di libertà di tanti giovani come te, anno dopo anno, crepa dopo crepa. È caduto grazie ai 600 tedeschi che sono morti nel tentativo di attraversarlo. È caduto grazie al “potere dei senza potere” di chi, nella vita di tutti i giorni, ha trovato il coraggio di ribellarsi al pensiero unico del regime, per usare l’espressione di un libro di Vaclav Havel, uno dei protagonisti di quegli anni, che ha guidato la Cecoslovacchia fuori dal giogo comunista (leggilo se ti capita, è un libro bellissimo). Mentre riguardiamo le immagini dei giovani in festa che si arrampicavano sul muro nel 1989, ricordiamoci di quanti sono morti nel tentativo di oltrepassarlo sotto il fuoco di una polizia che lugubremente si chiamava “del Popolo”.
Quando quel muro è caduto il 9 novembre 1989 alla mia generazione è sembrato il momento di costruire finalmente una casa comune europea, dove tutti, polacchi e italiani, ungheresi e francesi, rumeni e spagnoli, avessero gli stessi diritti umani, le stesse garanzie, le stesse possibilità. Una casa comune in cui far crescere prosperità e pace. Con tanta fatica, ma nei fatti è stato così. Caro Luigi, se ti chiedessi cos’è la pace, sapresti rispondere? La pace è un concetto astratto che puoi descrivere solo attraverso il suo contrario: l’assenza della guerra. Tu e tutti noi siamo fortunati, da 70 anni abbiamo cancellato quella parola, ma ancora 25 anni fa ci si ammazzava e trucidava a un’ora di volo da casa nostra, per ragioni etniche o religiose. La pace è una cosa fragile, di cui devi prenderti cura, come fai con il cuore di un amico. Ed è per questo che a 30 anni dalla caduta del muro di Berlino, ti scrivo questa lettera, non solo per ricordare insieme un evento così importante. Ma perché dobbiamo sentire la responsabilità di proteggere questa casa comune, questa prosperità e questa pace che sono patrimonio di tutti. E lo dobbiamo fare soprattutto adesso mentre idee di odio e paura, di popoli contro popoli, tornano a diffondersi come un virus. Abbiamo bisogno di te e tutti i meravigliosi figli della tua generazione per combatterle e sconfiggerle. È il vostro tempo. Ci sono altri muri da abbattere. E solo il vostro coraggio e la vostra immaginazione ci potranno salvare da chi vuole costruirne altri.
Buon tempo. Un abbraccio, Tommaso