Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il Jobs act del lavoro autonomo ha finalmente un nome e un cognome: legge 22 maggio 2017, n. 81. Il primo via libera in Consiglio dei ministri risale al 28 gennaio dello scorso anno e in questi 16 mesi il testo si è arricchito del contributo di tutte le forze politiche in Parlamento, dove ho avuto il piacere di seguirlo fin dalla culla per conto del governo finché non ho lasciato Palazzo Chigi.
Quella legge parte da un assunto tanto semplice quanto da sempre lontano dai riflettori della politica: l’assunto cioè che il lavoratore autonomo non sia un lavoratore di serie B e che le partite Iva non costituiscano un universo residuale del mercato del lavoro, ma una risorsa per la crescita del Paese.
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