«Il Jobs act è intatto, nessun colpo mortale». I quesiti ammessi dalla Consulta «non lo scalfiscono». E dunque usarli per attaccare il governo Renzi «è pura strumentazione politica che non sta in piedi». Tommaso Nannicini, economista bocconiano, ex sottosegretario di Palazzo Chigi e ora braccio destro di Renzi al Pd, ammette l’esigenza di correttivi sui voucher. E non si infila «nel teatrino delle date» per le urne. «Ora è il momento di pensare ai veri problemi dei lavoratori».
Professore, la Consulta ha bocciato il quesito più insidioso. Scampato pericolo
«Non entro negli elementi giuridici che hanno spinto la decisione della Corte. Ma dal punto di visto politico è evidente che questa decisione permette al cantiere Jobs act di soffermarsi sulle vere emergenze del lavoro e sui tasselli mancanti, anziché guardare all’indietro».
Resuscitare l’articolo 18 è una battaglia di retroguardia?
«Un tema che ci ha appassionato per decenni. Ma ora basta con le sbandate ideologiche. Il Jobs act ha introdotto nuovi strumenti, certo da potenziare, che non perdono certo di vista l’inclusione sociale».
La tutela dei diritti è superata? Almeno 3,3 milioni di italiani non la pensano così.
«Non dico questo. Ma ricacciarci in un dibattito ideologico ci fa fare un passo indietro rispetto all’obiettivo di rendere il mercato del lavoro più competitivo e allo stesso tempo inclusivo».
Quel che resta da fare basterà?
«Abbiamo tre sfide: potenziare le politiche attive, abbassare il costo del lavoro, informare meglio i lavoratori sui loro diritti».
Cosa intende?
«Smettere di pensare le norme solo pensando ai cattivi. Non possiamo imbrigliare le imprese oneste con una legislazione barocca».
Parla dei voucher?
«Se ci sono abusi, aboliamo gli abusi non gli strumenti, inasprendo sanzioni e controlli. Lasciamoli a chi ne ha bisogno. Una persona che conosco li usa per i badanti dei gattini. In ogni caso, i voucher non sono nel Jobs act».
Ma sono esplosi durante il governo Renzi che ne ha alzato il tetto.
«Il governo Renzi ha introdotto la tracciabilità. Vediamo se ha funzionato e intanto pensiamo ai correttivi».
Tornare al lavoro occasionale?
«È una strada. Come anche limitare gli ambiti, i tetti, gli utilizzatori. Non è che se cancelliamo i voucher, d’incanto sparisce il nero».
La Cgil li usa. Incoerente?
«Assumendo che siano per lavori davvero occasionali, mi dispiacerebbe se non potessero più usarli».
Fate già campagna elettorale?
«Concentriamoci sulle cose da fare. Quando si voterà, il Pd sarà pronto con un progetto forte che guarda al futuro».
L’Ape che fine ha fatto?«Volerà con il governo Gentiloni.
«Non ho dubbi che sarà in pista puntuale dal primo maggio. E consentirà a chi ne ha bisogno di andare in pensione prima»