Linkiesta

August Landmesser e il potere dei senza potere

Tommaso Nannicini
Democrazia/#storia

A Berlino, il vecchio quartier generale della Gestapo ospita un centro espositivo sulla “Topografia del terrore”. Chi lo visita, fra le tante testimonianze da pugno nello stomaco, può imbattersi in una foto che regala un sorriso inatteso.

È il 13 giugno 1936. Il fotografo ritrae la folla mentre esegue il saluto nazista al passare di Adolf Hitler. Tutti stendono il braccio, quasi sbilanciandosi in una sorta di inchino collettivo. Solo un individuo – appena distinguibile tra la folla – resta in posizione eretta, con le braccia incrociate. Nel 1991, grazie alla testimonianza di una figlia, si scoprirà che quell’individuo, probabilmente, rispondeva al nome di August Landmesser, operaio tedesco morto sul finire del conflitto mondiale.

Anche se la foto è sfuocata, sembra quasi che August sorrida. Non in tono beffardo o di sfida. Ma serenamente. Come un individuo che, per dirla con Vàclav Havel, ha appena riscoperto la “vita nella verità”. Al pari della figura metaforica che Havel ci regala nel suo libro “Il potere dei senza potere”: l’ortolano che, per evitare beghe, espone la scritta “proletari di tutto il mondo unitevi” nel suo negozio. Finché un giorno la toglie, squarciando il velo del conformismo, che in un regime totalitario trasforma le vittime in strumento d’oppressione.

August sarà deportato in un campo di concentramento, pagando caro il gusto della libertà. Ma la sua testimonianza resta.

Chi vive in democrazia, per fortuna, non è chiamato a scelte così terribili. E ogni paragone è improprio al limite dell’oltraggio. Ciò non vieta che la paura dell’isolamento e il quieto vivere, a volte, possano spingere ognuno di noi ad auto-censurare la libera espressione della propria coscienza.

È l’insidia della dittatura della maggioranza, sotto forma di conformismo del pensiero, delineata magistralmente da Toqueville: “Il dispotismo, per arrivare all’anima, colpiva grossolanamente il corpo; ma nelle repubbliche democratiche la tirannide non procede in questo modo: essa non si cura del corpo e va diritta all’anima. Il padrone non dice più: Voi penserete come me o morirete, ma dice: Voi siete liberi di non pensare come me; la vostra vita, i vostri beni, tutto vi resta; ma da questo momento voi siete stranieri fra noi”. Farti sentire uno straniero all’interno del gruppo e spingerti a rinunciare a idee o gesti che senti come tuoi: purtroppo, non esiste tecnica migliore per neutralizzare il potere dei senza potere.

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