Io voto sì perché voglio una politica che non abbia più alibi se non risolve i problemi del Paese. Perché voglio politici che si assumano la responsabilità delle proprie scelte. Con la riforma del titolo V e il superamento della competenza legislativa concorrente tra Stato e regioni, sarà chiaro chi ha la responsabilità di fare cosa. Se non si costruisce un’infrastruttura strategica in grado di creare migliaia di posti di lavoro, il governo regionale non potrà più scaricare la colpa su quello nazionale, o viceversa.
Se i cittadini non hanno accesso a tutele sociali o politiche del lavoro degne di questo nome, il governo nazionale non potrà più scaricare la colpa su quello regionale, o viceversa. Basta scaricabarile. Basta contenziosi infiniti di fronte alla Corte Costituzionale. Basta alibi.
E lo stesso vale per il superamento del bicameralismo paritario. Con una sola camera che esprime la fiducia al governo, anziché due come avviene oggi, si saprà di chi è la responsabilità di fare le scelte.
Noi italiani abbiamo la memoria un po’ corta. Dal 1994 al 2013, abbiamo avuto 6 elezioni e per ben 4 volte su 6 la maggioranza alla Camera è stata diversa dalla maggioranza al Senato. Oggi ci siamo scordati di che cosa abbia comportato tutto ciò: governi tenuti in vita con la compravendita di qualche senatore, trasformismi, cambi di casacca, desistenze più o meno parallele, scissioni di partitini.
Al contrario, la chiarezza delle responsabilità rafforza il controllo degli elettori sugli eletti. Se la maggioranza e il suo governo non producono risultati all’altezza delle promesse che hanno fatto in campagna elettorale: a casa e avanti il prossimo.
Il mondo corre. Non possiamo più permetterci la politica degli ultimi vent’anni. Basta con i rimpalli di responsabilità. Basta con le scuse di chi non è in grado di fare le scelte che servono al Paese. Basta alibi.
PS: un altro vuoto di memoria riguarda il dibattito con cui ci trastulliamo da più di trent’anni sulle riforme istituzionali. C’erano quelli che volevano il semipresidenzialismo alla francese. Quelli del premierato all’israeliana. Quelli per cui il presidente del consiglio doveva revocare i ministri o sciogliere le camere. La riforma costituzionale non fa niente di tutto questo. Non cambia i poteri del governo o del presidente del consiglio. Si limita a fare il minimo sindacale – rispetto al dibattito degli ultimi trent’anni – di attribuire alla sola Camera dei deputati il rapporto fiduciario con il governo. Come si fa a dire di no? È venuto il momento di mettere un punto a questo dibattito infinito. È venuto il momento di guardare avanti.