«Vogliamo attirare i migliori cervelli italiani e stranieri a cominciare da quelli in fuga, ma anche liberare quelli rimasti imbrigliati in Italia , penso a molti bravi ricercatori precari che magari hanno pubblicato su Nature o hanno vinto fondi in Europa e si trovano però la strada sbarrata magari dal barone di turno». A raccontare il decreto che darà corpo al fondo Giulio Natta (dedicato al nostro premio Nobel per la chimica), previsto dalla stabilità che ha stanziato 36 milioni per quest’anno e 75 a regime per finanziare 500 cattedre universitarie per altrettanti scienziati di chiara fama, è Tommaso Nannicini consigliere di Renzi e da gennaio sottosegretario a Palazzo Chigi. Il decreto – un Dpcm che sarà licenziato «nella seconda metà di aprile» – punta a creare un «mercato di top scholar a cui gli atenei potranno attingere arricchendo magari le loro proposte con benefit aggiuntivi, fondi in più per fare ricerca o un team di eccellenza da affiancare al nuovo docente». Il fondo Natta pagherà infatti lo stipendio al docente, di prima o seconda fascia, che «sarà comunque più alto di circa il 20-30%» rispetto a quello di un prof. appena reclutato.E per rendere ancora più attraente l’approdo in un ateneo italiano ci saranno finanziamenti specifici per fare ricerca: «Abbiamo previsto che parte dei 280 milioni del nuovo Piano nazionale della ricerca che sarà varato a giorni e destinati ai top talents sia riservato per le attività dei docenti del fondo Natta». Questo Dpcm è una delle frecce che il Governo vuole scagliare per provare a rendere di nuovo attraente il nostro Paese per i ricercatori, a partire dai vincitori dei prestigiosi grant europei dell’Erc (il Consiglio Ue della ricerca) . Ma come avverrà la selezione delle delle 500 cattedre? Nannicini, che nel suo passato da ricercatore vanta proprio la conquista di una borsa Erc (unico vincitore in un governo europeo) avverte che nel Dpcm ci saranno alcuni paletti: «Innanzitutto commissioni snelle composte da studiosi di livello internazionale che valuteranno titoli, pubblicazioni e indicatori bibliometrici dei candidati avendo come benchmark le performance scientifiche del 5-10% degli studiosi italiani più produttivi». L’ipotesi su cui si sta lavorando è quella di utilizzare come riferimento i 25 settori disciplinari previsti proprio dall’Erc per le sue selezioni.
La procedura prevede poi la creazione di una lista dei 500 vincitori da cui poi gli atenei potranno fare delle chiamate dirette. -Il decreto prevede anche un tetto massimo di chiamate perché non si vuole concentrare questo speciale reclutamento in pochi atenei, «ma è certo- avverte Nannicini – che una certa aggregazione lì dove c’è più eccellenza ci sarà». Il Dpcm dopo il varo dovrà andare in Parlamento (un mese per il via libera) e poi si partirà con il bando: «Puntiamo ad avere la lista dei 500 vincitori entro la fine dell’anno».