Scenario: “Otto e Mezzo” su La7. Conduttrice: Lilli Gruber. Ospite: il neoministro Enrico Giovannini, che – preciso ed efficace – tratteggia un’azione di governo che si sforzi di conciliare l’equità tra generazioni (gestendo il dossier pensioni sulla base di criteri attuariali) e quella entro generazioni (rivedendo le politiche contro il rischio disoccupazione).
A un certo punto (“out of the blue” direbbero gli anglosassoni), la Gruber annuncia solennemente: “proprio adesso Schifani ha rilasciato una dichiarazione Ansa sulle intercettazioni. Ministro, è possibile che il governo duri se queste sono le priorità della politica?” In verità, nessuno, tantomeno il povero Giovannini, aveva menzionato il tema. Si stava parlando di welfare. Possibile che quello di Schifani fosse l’unico rilancio d’agenzia degno di nota in prima serata? Chi stava dettando le priorità in quel momento: Schifani, Giovannini o la Gruber stessa?
Dopo un po’, la conduttrice incalza con un’altra domanda. “Ministro, lei ci deve dire dove il governo intende trovare i soldi per rilanciare la crescita”. D’accordo, alcune delle riforme di cui stava parlando Giovannini non erano a costo zero. Ma la domanda della Gruber sembrava sottendere altro: l’economia può rimetterla in moto solo lo Stato con più spesa pubblica. Dove sta scritto? Giovannini ha buttato là che il futuro dell’economia lo decidono imprese e lavoratori, ma il rilancio è caduto nel vuoto.
La verità è che per distogliere il paese da un lungo sentiero di stagnazione le proposte non mancano (si seguano, per esempio, i lavori della commissione “Idee per la crescita“, promossa da Bocconi ed Eief sul modello della Growth Commission di LSE). In ognuna di quelle proposte, il nodo cruciale non sono i soldi pubblici, ma il contesto di regole – gli incentivi, direbbero gli economisti – in cui devono operare imprenditori, docenti, lavoratori privati, dipendenti pubblici, studenti, magistrati, e via snocciolando.
Le priorità della discussione pubblica sono in buona parte influenzate proprio dai media. Non sarebbe male se ogni tanto saltasse fuori qualche domanda su scuola, università, efficienza della pubblica amministrazione, liberalizzazione dei servizi alle imprese e alla persona, tempi della giustizia. Così, tanto per discutere. Tra un’intercettazione e l’altra.
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