Professore, la tensione sul pacchetto pensioni sale, come è inevitabile che sia in vista della legge di Bilancio che dovrà stanziare le risorse necessarie. I sindacati dicono che un miliardo e mezzo di euro non basta e chiedono almeno 2,5 miliardi. È possibile arrivare a questa cifra?
«Come abbiamo detto al tavolo con i sindacati insieme al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, la cifra reale arriverà a settembre a ridosso della legge di Bilancio — risponde il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Tommaso Nannicini —. Non capisco questo dibattito estivo su cifre completamente inventate, come quella di 1,5 miliardi di euro. La volontà del governo la esprime il governo, non fonti anonime. Certo, se non ci fosse stata l’intenzione di investirci risorse, non avremmo avviato un confronto su misure che hanno un costo».
Con ciò che è possibile stanziare che cosa concretamente si può mettere in campo nel 2017, tenendo conto anche che il Pil crescerà meno dell’1,4 previsto?
«Il quadro macro lo vedremo a settembre. Io resto fiducioso che già da questa legge di Bilancio si possano dare risposte concrete e ispirate a un criterio di equità sociale. Penso ai lavoratori con contribuzioni in gestioni diverse che non dovranno più pagare odiosi oneri per ricongiungerle, ai precoci, agli occupati in lavori usuranti o rischiosi, ai pensionati con redditi bassi».
Il professor Francesco Giavazzi ha scritto sul «Corriere» di mercoledì che il governo aumenta l’incertezza ipotizzando misure di solidarietà per aiutare i giovani con carriere discontinue. Una formula, teme l’economista, che prefigura una redistribuzione a danno delle pensioni più alte. È così?
«Non condivido. La discussione pubblica è la linfa della democrazia. Il confronto trasparente su opzioni diverse riduce l’incertezza anziché aumentarla, a meno che non si pensi che le decisioni possono essere prese la sera prima da quattro tecnocrati chiusi in una stanza».
Ma ci sarà il contributo di solidarietà sulle pensioni alte?
«Non ci sarà nessun contributo. Le misure di cui si discute per questa legge di Bilancio sono altre e note. Le ho appena ricordate. Il mio accenno in quella intervista richiamata dal professor Giavazzi riguardava altro: la “fase due” del confronto con il sindacato sulle revisioni da apportare al sistema contributivo».
Di che si tratta?
«Nel contributivo, cioè per chi ha cominciato a lavorare dopo il 1995, i salari sopra 100.000 euro — salari non pensioni — godono già della facoltà di non contribuire oltre al sistema pubblico; in altri Paesi, questo “opting out” non è gratis ma sottoposto a un piccolo contributo per aiutare chi resta nel sistema pubblico. Penso se ne possa parlare. Ma non è un tema per l’oggi e con gli assegni pensionistici non c’entra».
Il segretario della Cgil, Susanna Camusso, attacca invece il merito delle proposte, in particolare l’Ape, l’Anticipo di pensione, dicendo che sarà un flop perché sarebbe innaturale per un lavoratore a fine carriera indebitarsi per 20 anni sulla propria pensione.
«Le polemiche della Camusso mi sembrano indietro di qualche mese. Il che è già un passo avanti visto che a volte la Cgil, discutendo di tutele nel mercato del lavoro, è apparsa indietro di qualche anno. A me interessa la sostanza. E la sostanza è che si comincia a capire che con l’Ape una platea significativa di beneficiari in condizioni di bisogno riceverà un reddito ponte verso la pensione senza doverlo ripagare, grazie a un bonus fiscale».
È proprio necessario mettere di mezzo le banche e le assicurazioni per fornire con un prestito l’Anticipo di pensione?
«Lo è se non si hanno a disposizione dai 5 ai 10 miliardi per risolvere gli stessi problemi. Al tavolo coi sindacati abbiamo chiesto se ci fossero soluzioni migliori purché non costassero dieci volte tanto. Non sono arrivate risposte. Su una cosa voglio essere chiaro, però. Anche qualora non si trovasse un accordo, il confronto con i sindacati si sarà rivelato utile, perché scendendo nel merito ci sta permettendo di migliorare le nostre proposte. Qualora si trovasse un accordo, invece, pur nella diversità delle piattaforme e delle proposte di ciascuno, l’intesa sarà complessivo, Ape inclusa. Non si fanno accordi a menù. Non siamo al ristorante».
Renzi ha detto che bisogna trovare i soldi per aumentare le pensioni minime. State ragionando sui 3,5 milioni di assegni integrati al minimo oppure su le pensioni più basse, quelle che beneficiano della quattordicesima? Oppure dell’aumento della no tax area? O di tutte e due o tre le cose insieme?
«Si potrebbe aumentare la 14esima per chi la riceve, allargare la platea dei beneficiari fino alle pensioni da mille euro, e anche completare il percorso che equipara la no tax area dei pensionati a quella dei lavoratori dipendenti. Non sono interventi che si escludono a vicenda. E producono tutti effetti benefici sui redditi bassi da pensione. Dipenderà dalle risorse disponibili».