Linkiesta

Grandi e piccoli, Grillo sfonda nei comuni italiani

Tommaso Nannicini, Tito Boeri
Democrazia/#statistiche

Il successo elettorale di Beppe Grillo e il conseguente crollo del Pdl e del Pd sono incontrovertibili. Nessun partito che si presentava per la prima volta in una competizione nazionale aveva raggiunto di botto il 25,5% dei voti. Viceversa, il Pdl ha dimezzato il proprio elettorato rispetto al 2008: crollo solo parzialmente attutito dalla rimonta nelle ultime settimane di campagna elettorale. In termini numerici, il crollo del Pd rispetto al 2008 è minore ma altrettanto imponente (circa un terzo del proprio elettorato) e senz’altro esacerbato dalle aspettative di una vittoria quasi sicura prima del voto.

Ma, al di là di queste macro tendenze, quale mutata geografia elettorale ci consegna il voto di due settimane fa? Abbiamo raccolto dati sui risultati elettorali e le caratteristiche socio-economiche di 8013 comuni italiani per mettere a fuoco ulteriori dinamiche, in un’analisi che chiude la collaborazione elettorale tra Lavoce.infoLink Tank e i Checkmate.

LA MINORE TERRITORIALIZZAZIONE DELLE RAPPRESENTANZE
Le passate elezioni politiche avevano segnato la nascita di partiti territoriali. Non solo il voto alla Lega, ma anche quello a Pd e Pdl avevano una crescente connotazione territoriale, essendo sempre più concentrati in parti diverse del paese. Un dato rilevante di questa tornata elettorale è la minore territorializzazione delle rappresentanze politiche. Il voto a Grillo è abbastanza uniforme su tutto il territorio nazionale. Il M5S ha ottenuto poco meno di 3 milioni di voti al Sud (33,8 per cento), circa 2 milioni e 150 mila nelle regioni del Nord-Ovest (24,7 per cento) e circa 1 milione e 300 mila nella “zona rossa” (15,4 per cento).

La Lega rimane concentrata al Nord ma perde più di metà del suo elettorato e le perdite più consistenti, anche in termini percentuali, avvengono soprattutto nelle roccaforti del Nord-Est (-61 per cento) e del Nord-Ovest (-64 in Piemonte e -68 in Liguria), con parziale eccezione della sola Lombardia. Inoltre, sia Pd che Pdl perdono maggiormente nei comuni in cui avevano più voti nel 2008, indice di una minore dispersione territoriale del voto a Pd e Pdl. Come mostra la Figura 1, per entrambi i partiti la differenza (tendenzialmente negativa) tra i punti percentuali persi nel 2013 rispetto al 2008 (asse verticale) è maggiore laddove avevano più voti nel 2008. È soprattutto nelle proprie roccaforti che Pdl e Pd crollano, e questo vale anche in termini percentuali. Non a caso la dispersione territoriale del voto nei comuni (misurata dalla varianza) si è ridotta del 51 per cento per il Pdl e del 40 per cento per il Pd, che sono adesso più omogenei su scala nazionale.

 

Figura 1 – Correlazione fra la variazione tra il 2013 e il 2008 in punti percentuali e il peso di questi due partiti nel 2008 (1)

Pd Pdl1

 

UNA PROTESTA RAPPRESENTATIVA DEL PAESE NEL SUO COMPLESSO
La protesta espressa nel voto al M5S – a differenza di quella che aveva trovato rappresentanza in altri partiti politici emersi dal niente in passato – è un fenomeno chiaramente nazionale. È un fenomeno che non ha una particolare connotazione ideologica, nel senso che il partito di Grillo prende voti sia tra elettori precedentemente di centrodestra e di centrosinistra. E neanche una connotazione socio-economica, perché pesca in comuni con caratteristiche molto diverse in termini di reddito o capitale sociale. Con l’unica eccezione del voto giovanile, che merita un discorso a sé.

I sondaggi post-elettorali hanno mostrato che i voti a Grillo sono arrivati sia da destra sia da sinistra. Ma, vista la performance non lusinghiera dei sondaggi pre-elettorali, può essere utile cercare di corroborare queste conclusioni attraverso altri dati come quelli comunali. Sugli 8013 comuni per cui abbiamo informazioni, abbiamo stimato un semplice modello che controlla per le specificità di ogni singola regione e permette di stabilire se esistono correlazioni sistematiche tra i comuni dove Pdl e Pd hanno perso voti e quelli in cui Grillo o Monti ne hanno guadagnati. (2)

I risultati ci dicono che il M5S ha pescato sia a destra sia a sinistra su tutto il territorio nazionale. In termini quantitativi, però, la “pesca” verso il centrodestra è stata più fruttuosa al Sud, e quella verso il centrosinistra è stata più fruttuosa al Centro e al Nord.

Inoltre, i dati comunali ci dicono che non esiste un forte legame tra le caratteristiche socio-economiche dei comuni e i voti per Grillo. Come si vede dal grafico qui sotto, il M5S vince ovunque: nei comuni più poveri e in quelli più ricchi. Questo non avviene per gli altri partiti (si veda l’analisi completa su Lavoce.info). Ad esempio, è evidente come Monti sfondi solo nei comuni più ricchi. E anche il voto al Pd e al Pdl è correlato coi livelli di reddito.

Figura 2 – Voto al M5S in base al reddito IRPEF medio dichiarato nei diversi comuni

Non solo: Grillo vince sia nelle grandi città che nei centri più piccoli. Anche questo è un fattore che lo differenzia da altri partiti, come il Pd che invece ha perso di più nelle grandi città. Infine, il voto a Grillo non è neanche associato a diversi livelli di capitale sociale, misurato col numero di organizzazioni no profit. Il M5S prende voti ovunque, a differenza di Pd e Pdl, che vengono puniti di più dove il capitale sociale è più alto. Insomma: quello fondato da Grillo è un vero e proprio partito pigliatutto.

Tabella 1 – Distribuzione dei voti in base alla grandezza dei comuniTabella Comuni

L’EMERGERE DI UN PARTITO GENERAZIONALE?
L’unica caratteristica dei comuni che sembra influire sulla distribuzione del voto a Grillo è l’età, come hanno mostrato analisi precedenti basate sulla differenza dei voti tra Camera e Senato, e come conferma il grafico qui sotto. Tenendo conto dell’andamento medio in ciascuna regione, Grillo prende più voti nei comuni con più giovani, mentre Pd e Pdl perdono meno dove ci sono più vecchi.

Figura 4 – Correlazione fra andamento elettorale del M5S e indice di vecchiaia (3)
Grillo Giovani

UNO SGUARDO AL FUTURO
Quale che sia l’evoluzione della crisi politica, è probabile che nei prossimi mesi (o anche anni) saremo in una sorta di campagna elettorale permanente, anche perché nessuno sembra scommettere sulla durata della legislatura. I partiti dovranno perciò tenere conto maggiormente degli orientamenti elettorali. L’analisi di cui sopra ci dice che, se Pd e Pdl vogliono recuperare almeno parte dei consensi persi verso Grillo, dovranno spostare l’asse dei loro interventi non solo verso la riduzione dei costi della politica e dei privilegi della Casta in senso lato, ma anche in una direzione sin qui poco esplorata come il disagio giovanile. Inoltre, a differenza che in passato, atteggiamenti di accondiscendenza verso progetti di tipo autonomistico, come il progetto leghista, potrebbero rivelarsi politicamente meno attraenti a fronte di una minore territorializzazione del quadro politico.

Note:
(1) Lo scatter indica la differenza media tra 2013 e 2008 per i due partiti all’interno di celle d’ampiezza pari a un punto percentuale; la linea rossa è una retta di regressione.
(2) Abbiamo stimato le correlazioni sistematiche tra i flussi in uscita da Pd e Pdl e quelli in entrata verso nuovi partiti come Grillo e Scelta Civica a livello comunale, controllando per le specificità di ogni singola regione (assumendo quindi che queste tendenze siano sostanzialmente omogenee a livello regionale). Non si tratta, ovviamente, di flussi tra partiti, ma di semplici correlazioni tra quello che è mutato nel tempo in comuni diversi. I risultati completi di questa analisi sono riportati su Lavoce.info.
(3) Per i dati comunali, il grafico riporta il “residuo” delle due variabili in un modello di regressione con effetti fissi regionali, cioè lo scostamento di quelle variabili dalle medie regionali. Questo permette di catturare la correlazione tra queste due variabili depurando per quello che rende unica ciascuna regione. L’indice di vecchiaia misura il rapporto tra la popolazione sopra i 65 anni e quella nella fascia d’età 0-14.

Vai al contenuto