I partiti che scelgono di partecipare devono contribuire con le idee, lasciando la tattica politica fuori.
Il senatore del Partito democratico, Tommaso Nannicini, auspica un serio spirito di collaborazione tra le forze politiche che sosterranno il governo Draghi: “I partiti che scelgono di partecipare devono contribuire con le idee, lasciando la tattica politica fuori”. Sul ruolo del Pd nella gestione della crisi e del crollo del Conte-Bis, il senatore dem auspica un riflessione interna: “Quando le svolte le evochi rinunciando a indirizzarle, finisci per subirle inseguendo gli eventi”, mentre sulla prossima leadership auspica: “Ci si riferisce quasi sempre a uomini, sarebbe un bene per il Pd e per il Paese se spuntasse anche qualche nome femminile”
Entro venerdì potrebbe ufficialmente partire il nuovo esecutivo guidato da Mario Draghi, come giudica politicamente il momento che stiamo vivendo?
“Si apre una fase nuova in una legislatura che aveva già riservato sorprese come un cambio di maggioranza e la successiva difficoltà nel trovare i numeri in parlamento. Adesso lo stallo della politica ha costretto il presidente Mattarella a richiamare tutti a una responsabilità più alta verso il Paese e ad incaricare un governo del Presidente sganciato dalle formule politiche. Ovviamente ciò non vuol dire che la politica si debba mettere da parte, anzi”
Alla fine quindi governerete con Berlusconi e Salvini?
“L’importante è che questa disponibilità data da tutti i partiti a Mattarella e Draghi non sia un sì di circostanza. Se accetti un governo sganciato da formule politiche, non ti metti a giocare con veti o bandierine, e ti concentri sulle decisioni che non sono più rinviabili. I partiti che scelgono di partecipare devono contribuire con le loro idee, lasciando la tattica politica fuori dalla porta. Poi delle alleanze se ne riparlerà alle prossime elezioni, ora è il momento di dare risposte al Paese. Poi per carità, ogni scelta è legittima, anche dire di no fin dal principio come ha fatto la Meloni”
Proprio Fd’I è stato chiaro fin dall’inizio nell’esprimere il suo no ad un esecutivo guidato dall’ex governatore della Bce, il Pd ha dato da subito il suo sostegno al governo, i cinquestelle invece aspettano il responso di Rousseau…
“Ogni partito ha i suoi metodi decisionali interni e vanno rispettati. L’importante è che tutti siano ben consapevoli del momento drammatico che stiamo vivendo, e che le scelte vengano fatte velocemente, senza tatticismi o secondi fini. Chi dice sì, deve essere consapevole dell’impegno che ciò comporta, non si tratta di dare la fiducia a scatola chiusa, ma di valutare in base alle idee e alle proposte, non alle alleanze”
L’ipotesi di Conte candidato nel collegio di Siena alle elezioni suppletive non ha entusiasmato in molti nel Pd, anche lei non sarebbe d’accordo?
“È una decisione che non può esser presa dall’alto e in modo così estemporaneo, dovremmo coinvolgere il territorio e capire quale sarebbe l’arco delle forze che sosterrebbero qualsiasi candidatura, tutto ciò partendo dal fatto che siamo in Toscana e che il candidato uscente era del Pd”
In alcune sue dichiarazioni di questi giorni è stato un po’ critico sulla gestione della crisi di governo da parte dei vertici del Pd. Secondo lei, dal tentativo, poi fallito, di salvare il Conte-Bis al mancato accordo sul Conte-Ter, quali sono stati gli errori commessi?
“Abbiamo gestito in modo troppo timido tutta quella fase. Anche noi che abbiamo sempre chiesto una svolta nell’azione di governo, alla fine non siamo mai stati in grado di realizzarlo quel cambiamento. Accodarsi solo all’hashtag “#AvantiConConte” non mi è sembrata una strategia politica vincente. Quando le svolte le evochi rinunciando a indirizzarle, finisci per subirle inseguendo gli eventi. E a questo Pd capita un po’ troppo spesso”
Il riferimento a Zingaretti non è casuale, quindi quello che chiede al Segretario è un cambio di passo nella linea politica?
“Vorrei che non si ripetessero gli errori già commessi. Il Pd deve inaugurare questa nuova stagione con un’azione politica forte in parlamento, quindi è bene cominciare a lavorare subito sulle idee, che non significa stilare una lista fumosa di punti programmatici, ma avere delle priorità ben chiare e saper dare risposte concrete”
E questa nuova stagione, per il Pd, potrebbe coincidere anche con un nuovo congresso?
“Conosco bene lo statuto del mio partito e so che il congresso non è previsto quest’anno, ma il tema è che deve comunque esserci una discussione ampia e partecipata tra militanti, iscritti ed elettori sull’identità del partito. Abbiamo fatto l’ultimo congresso un’era geologica fa, quando eravamo all’opposizione del governo gialloverde e da allora sono cambiate due maggioranze e la scissione di Renzi. Non è possibile che l’identità del Partito democratico venga decisa e comunicata tramite le interviste dei suoi dirigenti sui giornali, dobbiamo coinvolgere la nostra comunità, capiamo come ma facciamolo in fretta perché non c’è tempo da perdere”
Non è la prima volta che si tira in ballo l’identità del Pd, anche ieri Nardella l’ha fatto, rimpiangendo i dodici milioni di voti di Veltroni nel 2008, ma precisamente quale dovrebbe essere l’identità politica del Partito democratico oggi?
“Vorrei un Pd capace di guardare al futuro e finalmente in grado di essere quella “casa dei riformisti” che non delega ad altri la propria linea politica e che non si definisce in base alle alleanze con qualche Papa straniero, o all’essere contro Salvini e Meloni. Vorrei un partito in grado di portare i valori della giustizia sociale e della crescita sostenibile nel ventunesimo secolo, ma per farlo dobbiamo saper essere autonomi e protagonisti, non al rimorchio di altri”
Si fa il nome del governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini come possibile successore di Zingaretti alla guida della segreteria del Pd, a lei piacerebbe come segretario?
“Iniziando a parlare di nomi partiremmo col piede sbagliato. Dobbiamo innanzitutto trovare un progetto e una linea politica, poi chi porterà avanti quella proposta, questo emergerà dal confronto. La scorciatoia del leader carismatico l’abbiamo già provata varie volte e abbiamo visto come è andata. Non è un caso che ogni volta che si parli di leadership forti, muscolari, alla fine ci si riferisca quasi sempre a uomini. Io invece credo che se cambiassimo metodo e iniziassimo a parlare un po’ più di idee, di valori e di leadership plurali, magari spunterebbe anche qualche nome femminile, e sarebbe un bene per il Pd e per il Paese”
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