Malgrado il primo round se lo siano aggiudicati i sostenitori del disegno di legge più divisivo del momento, non sono mancate le polemiche durante la discussione in Senato. Un risultato è inconfutabile: sono state respinte le pregiudiziali di costituzionalità. Ma la strada per l’approvazione del provvedimento legislativo contro le discriminazioni di genere è ancora lunga. Lo stallo politico è un dato assodato. La divisione è tutto sommato sempre la stessa. La coalizione di centrodestra è apertamente contraria, mentre il centrosinistra è a favore. Al fianco del Pd anche il Movimento 5 Stelle e Leu. L’atteggiamento di Italia Viva è ambivalente. Renzi difende strenuamente il voto segreto. Abbiamo chiesto al senatore Pd Tommaso Nannicini una previsione su come si svilupperà il dibattito, specie in casa del centrosinistra.
Con i presupposti di ieri non sembra che la discussione sul Ddl Zan possa procedere in maniera serena in Senato. Cosa ne pensa?
Il rischio dei franchi tiratori è concreto?
Non è bello che sui diritti ci si affidi ai franchi tiratori. Preferirei si vedessero franchi decisori. Ogni forza politica e ogni singolo senatore dovrebbero mettere le carte sul tavolo, assumendosi la responsabilità delle proprie decisioni. Il fossato tra politica e cittadini si riduce con la trasparenza e il coraggio delle scelte, non con le imboscate parlamentari.
Alla prova dei fatti Italia Viva come si comporterà?
Ha detto che voterà il testo attuale, pur preferendone uno modificato. Bene, vedremo se i conti torneranno. La maggioranza che ha elaborato il compromesso uscito dalla Camera ha i numeri per approvarlo anche al Senato. Spero che nessuno dica una cosa pensando di farne un’altra per fare un dispetto al Pd. Sarebbe un eccesso di furbizia difficilmente giustificabile. E alla lunga controproducente anche per chi ne abusa
Dal centrodestra ci sono segnali di apertura?
Il centrodestra questa legge non la vuole. Non c’è bisogno di essere politologi per capire che le loro richieste sono del tutto pretestuose. È un dibattito che c’è già stato alla Camera, dove il testo è stato ampiamente modificato e si sono sciolti i nodi all’interno della maggioranza che l’ha votato. Chi ritira fuori questioni già discusse lo fa per affossare la legge.
Quali sono i punti sui quali ancora non si riesce a trovare la quadra?
Sono punti pretestuosi, come quello di non usare identità di genere o di non riconoscere la Giornata nazionale contro omofobia, lesbofobia, bifobia e transfobia. Il concetto di identità di genere non è astratto, esiste nelle sentenze della Corte costituzionale, nelle leggi italiane e nel diritto internazionale. È stato usato nella lettera di 16 leader UE sul caso Ungheria. Il termine orientamento sessuale non copre la transessualità: avremmo una legge che protegge le persone omosessuali ma non i transessuali, quasi un invito alla discriminazione. La giornata di cui si parla, poi, è stata istituita nel 2004 per ricordare l’eliminazione dell’omosessualità dalle malattie mentali, è riconosciuta dall’UE e dall’ONU, ed è già stata celebrata al Quirinale. Il Ddl Zan invita ad aderirvi nel rispetto dell’autonomia scolastica, quindi senza obblighi. Stiamo discutendo sul niente.
ll Pd è compatto nel sostenere la validità di questo disegno di Legge?
Il Pd è compatto politicamente, poi come avviene sempre sulle questioni di merito ci sono posizioni e sensibilità diverse sull’opportunità di modificare il testo. Ma non sfugge a nessuno che la legge Zan serve e che se non la difendiamo adesso non vedrà mai la luce.