Cassa integrazione e welfare
Per il decreto agosto si è aperto un confronto dentro la maggioranza su alcuni nodi critici, in particolare sul riferimento al calo di fatturato del 20% come condizione per accedere senza oneri alla seconda tranche di cassa integrazione Covid da 9 settimane. Ma dubbi ci sono anche sulla proroga del divieto di licenziamento fino a fine anno e sui contributi addizionali per l’utilizzo della cassa.
Qual è la sua posizione, senatore Tommaso Nannicini?
«Come spesso accade in Italia, quando ci sono solo due scelte possibili, si opta per la terza: non scegliere. Creando così incertezza, ricorsi, confusione, e rendendo impossibile progettare il futuro. La prima scelta possibile era rinnovare la Cig Covid senza condizioni per tutti con un divieto generalizzato ai licenziamenti. Sarebbe stata una scelta sbagliata, secondo me, ma almeno avrebbe avuto una sua coerenza».
Perché una scelta sbagliata?
Perché non puoi spendere 20 miliardi per bloccare un sistema economico fino a dicembre, mentre nel frattempo ti dimentichi di autonomi, precari che non si vedono rinnovare il contratto di lavoro e giovani che ne cercano uno per la prima volta. Non puoi farlo perché dopo dicembre arriva la Befana. E se hai finito i soldi senza riformare il Welfare per dare una garanzia universale del reddito a chi perde il lavoro, e non hai permesso alle imprese di ristrutturarsi per creare ricchezza, scoppia tutto.
E dunque la seconda scelta possibile quale era?
Rinnovare la Cig Covid, ma non per tutti, con criteri molto stringenti legati al calo del fatturato o degli ordini . Togliendo però il vincolo ai licenziamenti, se non per le imprese che usano la cassa integrazione, cosa che tra parentesi già c’è.
Il dl agosto sembra andare più in questa seconda direzione, tranne i divieti sui licenziamenti, non c’è un contrasto con l’articolo 41 della Costituzione, quello che dice che l’iniziativa economica privata è libera?
C’è senz’altro un tema di incostituzionalità per un periodo prolungato che va oltre pochi mesi di lockdown totale. Ma è un tema secondario rispetto all’errore politico che sottende il pasticcio che si sta cucinando. Ci aspettano cambiamenti enormi. E cambiare è faticoso, in economia così come nella vita personale. Ma la politica non può illudere le persone che non sia necessario cambiare, deve piuttosto fare di tutto per non lasciare nessuno da solo nella fatica del cambiamento.
Questo decreto deve solo mettere in campo nuove misure emergenziali e proroghe o è il tempo di impostare interventi strutturali ora? E se sì quali?
Personalmente ripeto da mesi che dobbiamo abbandonare la logica dei bonus emergenziali, tra l’altro frammentati e scarsamente selettivi. Fare debiti oggi ha senso se copriamo i buchi del nostro Stato sociale con una riforma complessiva. E non abbiamo bisogno di commissioni per capire come si fa. Serve una politica che abbia il coraggio di scegliere. Adesso i soldi servono per allargare la Naspi, introducendo un “salario di formazione” che ti dà un reddito quando perdi il lavoro, senza che quel reddito si riduca mese dopo mese, che te lo dà in maniera più generosa se sei un giovane, e soprattutto che te lo dà insieme a un pacchetto personalizzato di servizi di formazione e orientamento degni di questo nome.
Il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, insiste da anni sul tema della valorizzazione del capitale umano come leva anche per aumentare l’occupabilità di giovani e donne. Una strada che finora non abbiamo battuto fino in fondo
È sulla formazione permanente e sulle politiche attive che dobbiamo tornare a investire miliardi e idee, per liberare soluzioni con l’aiuto della tecnologia. E poi c’è il tema del costo del lavoro, che va ridotto per chi crea occupazione stabile e di qualità, legata al diritto alla formazione e a una condivisione della genitorialità che aiuti le donne a inseguire i propri sogni anche sul lavoro. Va ridotto strutturalmente, non per sei mesi. E va ridotto di più per i giovani e per le donne.