qdR magazine

Io sono cattivo

Tommaso Nannicini
Democrazia/#Referendum

Ai quattro referendum prossimi venturi, come Adinolfi, voterò “no” ai quesiti su acqua e nucleare (sul legittimo impedimento, invece, eserciterò il mio diritto costituzionale a non appassionarmi al tema). Il motivo è semplice. Sul nucleare, la mia coscienza non ha dubbi. Ho uno zio ingegnere che possiede una società nel settore e mi ha promesso il 2% nel caso avessi scritto un articolo pro-nucleare su qdR magazine (mi ha anche promesso il 20% per un pezzo sul Corsera, ma Ferruccio de Bortoli è un osso duro da convincere). Sull’acqua, invece, ho approfondito meglio la questione. Mia madre è appena andata in pensione e vuole lanciare una start-up in modo da sfruttare i lauti profitti dell’acqua privata. Ci sono in ballo anche progetti di internazionalizzazione. Core business: far pagare l’acqua ai bambini del Kenya. A tutti gli altri la daremo gratis (ebbene sì, lo confesso, mi ha promesso un posto nel consiglio di amministrazione), ma ai bambini del Kenya la faremo pagare a prezzo di mercato. Ammesso che ci sia un prezzo di mercato per un bene di questo tipo.

In fondo, per quale altra ragione potrei mai decidere di votare “no”? Conflitto di interessi. Avidità. Che altro? Questo è tempo di Scelte di Campo. Di Valori. Di Barricate Morali. Il manicheismo, si sa, possiede un, caldo, potere rassicurante. Chi campeggia per il “sì” può quindi stare tranquillo. Io sono cattivo. C’è un’alta probabilità che loro siano buoni.

E, francamente, certi eccessi di manicheismo sono simpatici nella loro ingenuità, a confronto di quelli che non si schierano, perché, ti spiegano seriosi, i referendum sono fatti contro di “noi”, per metterci in difficoltà. Ci risiamo: anche ai tempi dell’art.18 e della fecondazione assistita, il problema erano le divisioni interne ai Ds, o tra Ds e Margherita. Si trattava, ti spiegavano, di operazioni politiche per dividerci e farci del male. Con tutto il rispetto, se ogni volta che c’è una scelta binaria (sì o no) noi entriamo in fibrillazione, non è che il problema siamo noi? E la nostra incapacità cronica di parlare di contenuti, anche scontrandoci al nostro interno, per poi scegliere una linea coerente? Non stupisce che, di fronte a questa mancanza di chiarezza e di slancio riformista, abbia vita facile chi ti spiega che adesso di contenuti non si deve parlare. Perché c’è Lui. Perché il nucleare piace a Lui. Perché il privato vuol dire fare soldi e i soldi, e tanti, li ha fatti Lui. Perché bisogna capire come voterà Lui. Che appelli farà. Cosa dirà. Con chi andrà a cena il prossimo weekend.

Tra tintinnii di monetine e insensati appelli all’Aventino, si avvicina la scacciata dei barbari e solo di questo dobbiamo occuparci. La salvezza, anche morale, del paese, dipende da questo: Lui non deve esserci più. Nel frattempo, i professionisti del giustizialismo con ambizioni da ministro e le “passionarie” del moralismo con sogni di premiership scaldano i muscoli. È il loro momento. È giusto che se lo godano.

Se invece qualcuno avesse voglia di discutere di contenuti. Indipendentemente da Lui. Anche se c’è Lui. O magari proprio perché c’è Lui. Beh, in quel caso, può scrivere a questo indirizzo e-mail: redazione@qdrmagazine.it. Basta stare attenti a non farci scoprire. Fosse mai che qualcuno ci spedisce dai probiviri perché stiamo parlando di politica.

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