qdR magazine

La giocosa macchina da Risiko

Tommaso Nannicini
Democrazia/#pd

“La miccia è accesa”, ha proclamato Pierluigi Bersani lanciando l’alleanza Pd-Sel-Psi insieme a Nichi Vendola e Riccardo Nencini. Per la serie: meglio usare toni bellicosi in modo che a nessuno sfugga l’analogia con la gioiosa macchina da guerra di occhettiana memoria. Nessuna paura: l’analogia sarebbe arrivata comunque sulla penna dei commentatori e nella testa degli italiani un po’ più attempati. Con la consapevolezza che la storia, si sa, tende a ripetersi in forme meno tragiche al secondo giro.

Nel 1994, c’erano i suicidi in carcere, la roulette russa degli avvisi di garanzia, lo sgretolamento di partiti che avevano plasmato la costituzione e lo sviluppo economico e civile del secondo dopoguerra. Oggi, al massimo, ci ritroviamo personaggi a cui piaceva fare i viveur a spese dei contribuenti e assistiamo al contorcimento di partiti che non hanno saputo dare un senso alla Seconda Repubblica.

Cambiando lo sfondo, l’alleanza dei “progressisti” (giusto: meglio riesumare anche il nome, tante volte qualcuno si fosse distratto) acquista toni diversi. Più giocosi, verrebbe da dire. Ecco allora una coalizione che scrive con l’inchiostro simpatico – quello degli scherzi di carnevale – il nome del premier appoggiato dal partito che, sondaggi alla mano, vale circa l’80% dei voti del neonato raggruppamento. Ecco una carta d’intenti che non è firmata da un candidato che sembra corra alle primarie, ma è firmabile da un candidato che non viene fatto partecipare. Ecco una coalizione che parla di alleanze prima di conoscere la legge elettorale. Che problema c’è? Siamo qui per divertirci. È partita la giocosa macchina da Risiko.

Cerchiamo d’immaginare, allora, quali carte obiettivo abbiano pescato i giocatori seduti al tavolo. La carta obiettivo di Bersani è presto detta: “conquistate la Francia, fate come in Francia, viva la Francia”. La strategia che ne consegue è naturale: prendere il potere dopo la disfatta del berlusconismo puntando tutto sulla solidità del partito e del suo zoccolo duro tradizionale. Bersani come l’Hollande italiano (e poco importa che la Francia stia già perdendo colpi). Nessuna concessione al revisionismo: la crisi è colpa del liberismo e ne usciremo solo a colpi di politiche industriali e tasse sui ricchi.

Si tratta di una scelta legittima. E va riconosciuto a Bersani di aver deciso di portarla avanti apertamente. Scelta legittima ma sbagliata, sul piano della politica e delle politiche. Perché lascerebbe un vuoto politico sui temi dell’agenda Monti che qualcuno s’incaricherebbe di riempire. E perché non è da questo impianto di politica economica che arriveranno le risposte ai problemi degli italiani. È anche per questo motivo che la vittoria di Matteo Renzi, che si presenta con una piattaforma nettamente distinta, rimetterebbe in gioco tutto, dalle politiche alla politica, inclusa la giocosa macchina da Risiko.

La carta obiettivo di Vendola è altrettanto chiara: “distruggete le armate dei liberisti; se non ci sono liberisti, inventateveli”. È lo stanco tentativo di cavalcare i vecchi richiami della foresta ideologica, inventandosi nemici inesistenti e crociate dei buoni propositi, che permetteranno di lavarsi la coscienza una volta che i nostri problemi resteranno intatti nello loro drammaticità.

E la carta obiettivo di Nencini? Anche qui facile indovinare: “conquistate qualsiasi territorio, anche il più piccolo e non troppo a lungo”. Forse è per questo che appariva il più felice al lancio della coalizione. Una volta partito il gioco, fra i tre giocatori, è quello che ha pescato la carta più facile.

Vai al contenuto