Il prossimo anno voteremo per le europee e per il rinnovo di alcune amministrazioni locali (auspicabilmente non di quelle provinciali). Non è da escludere che si vada alle urne anche per le politiche. Alla vigilia di ogni campagna elettorale, politici, esperti ed elettori si pongono una domanda: la pubblicità elettorale funziona? I messaggi cartacei che inondano la posta, le telefonate di propaganda, le pubblicità televisive e le campagne sui social media: tutti questi strumenti con cui i politici cercano di convincerci a votarli sono efficaci? E, se sì, per quali ragioni? Come elettori, siamo in grado di estrarre informazioni da questi messaggi “di parte” e aggiustare le nostre percezioni sui candidati? Le mutate percezioni influenzano le nostre scelte di voto?
Grazie a uno studio unico nel suo genere, realizzato durante la campagna elettorale per le elezioni del comune di Arezzo nel 2011, siamo in grado di dare una risposta statistica ad alcune di queste domande. (1) In collaborazione con il sindaco uscente in corsa per la rielezione, Giuseppe Fanfani, abbiamo diviso la città in quattro aree identiche. Abbiamo quindi realizzato un “esperimento sul campo”, lasciando che il candidato inviasse messaggi di propaganda diversi (per posta e attraverso telefonate) ad aree delle città selezionate casualmente.
(1) How Do Voters Respond to Information? Evidence from a Randomized Campaign”, NBER Working Paper N. 18986.
(2) Esiste un’ampia letteratura sperimentale negli Usa sugli effetti delle campagne elettorali, in particolare quelle condotte con l’intento di mobilitare gli elettori e portarli a votare. Si veda: D.P. Green, A.S. Gerber (2004), Get Out the Vote! How to Increase Voter Turnout, Brookings Institution Press. Il nostro esperimento, tuttavia, è il primo che stima l’effetto di messaggi diversi inviati da un candidato politico sui voti reali a livello di sezione elettorale.
(3) Tutte le cartoline (grafica e testo) e i messaggi telefonici registrati dal candidato sono raccolti nel sito web dell’esperimento.