GLI EFFETTI DELL’EURO SULL’ECONOMIA ITALIANA
L’Euro è il convitato di pietra di qualsiasi discussione di politica economica nel nostro Paese. Una discussione dove prevale spesso la voglia di schierarsi piuttosto che la voglia di approfondire. Si litiga e si piega qualsiasi evidenza empirica a favore della propria tesi. Per alcuni, l’Euro è un feticcio da difendere a tutti i costi, l’ancora di salvezza per non andare dritti verso il default dello Stato e delle banche. Per altri, è l’origine di tutti i nostri mali, addirittura un «crimine contro l’umanità» (copyright del neosegretario della Lega, Matteo Salvini). La sfiducia nei confronti dell’Euro è comune alla Grecia e alla Francia. Ma ha riguardato molto meno altri Paesi duramente colpiti dalla crisi, come l’Irlanda e la Spagna, dove il sostegno all’Euro rimane molto diffuso.
In generale, ci sono ragioni politiche dietro a uno scontro così incandescente. Ma ci sono anche ragioni tecniche. In macro-economia, è difficile valutare gli effetti di una scelta di politica economica, perché manca una stima credibile del “controfattuale”, di quello che sarebbe successo a un Paese senza quella scelta. Se si legge il bel pezzo di Antonio Fatas su The Euro Counterfactual si capisce bene che ogni fazione, anti o pro Euro, può facilmente costruire comparazioni tra Paesi per sostenere la propria tesi. Alcuni compareranno l’Irlanda alla Tailandia e altri la Spagna al Regno Unito. Per uscire da questo vicolo cieco, Link Tank propone un approccio diverso. Lasciamo che siano i dati e non le nostre preferenze a scegliere le comparazioni tra Paesi più istruttive.
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