Il Foglio

Nannicini: “Ecco perchè serve pianificare l’uscita dall’emergenza”

Valerio Valentini
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Roma. Propone un patto, Tommaso Nannicini. “In questa fase di straordinarietà, rinunciamo a qualche nostro tabù.  Purché, però, non si sfrutti questa crisi per introdurre misure eccezionali che poi dovremo conservare anche dopo, quando tutto sarà finito”. Perché, spiega il senatore del Pd, “per affrontare l’emergenza servono certe ricette, per favorire la ripartenza economica ne serviranno altre. Confondere i due piani sarebbe un errore imperdonabile”. Ad esempio? “Ad esempio sento parlare di ‘allargare’ il reddito di cittadinanza”. Ce l’ha col ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo? “No, ce l’ho con chi pensa di legittimare una misura imperfetta in nome della crisi. Il che non aiuta a fare chiarezza: perché invece, se si sgomberasse il campo dagli equivoci, io sarei perfino più radicale”. (Valentini segue a pagine tre)

Addirittura? “Sì. Nel senso che per tutto il periodo dell’emergenza – spiega Nannicini – non dovremmo neppure ricorrere all’Inps. Dovrebbe essere l’Agenzia delle entrate, che sa facilmente capire chi ha davvero bisogno e chi no, a mandare un assegno il primo del mese a tutti gli italiani che ne hanno necessità. Un reddito di emergenza vero e proprio”. Diranno che voi del Pd vi siete convertiti a quell’assistenzialismo che avete tanto criticato. “Tutt’altro. Perché questo tipi di sussidi servono per la transizione, che non sarà breve. Ma non è su quelli che si potrà rilanciare la crescita economica. E lo stesso vale per la spesa pubblica: noto un grande entusiasmo intorno alle parole di Mario Draghi. Il quale, però, ha detto che serve fare debito in questa fase, proprio perché siamo in guerra; non vorrei che qualcuno pensasse che il debito a iòsa servirà anche in tempo di pace”.

Distinguere, insomma, il “durante” dal “dopo”: questo suggerisce Nannicini. Partiamo dal durante. “Serve una pianificazione: coordinata, centralizzata. Lo dico senza pudore: in un momento di crisi, lo stato deve fare un passo avanti. Ma farlo con lucidità, non con un decreto al mese e un dpcm a settimana: questo crea incertezza, e l’incertezza aumenta l’ansia. Allestiamo invece un pacchetto organico di aiuti davvero dirompenti, e mirati a chi ha più bisogno. Senza l’ossessione di annunciare cifre per il semplice gusto di farlo. I 400 milioni dati ai comuni ‘per i poveri’ sono giusti e tempestivi, ma preoccupiamoci della procedura, sennò i poveri chissà quando li vedranno. Bisogna poi riconoscere che il Covid-19 ha relegato nella preistoria le due ultime leggi di Bilancio. Visto che vanno di moda le ‘task force’, ne proporrei una per individuare le decine di misure che questa emergenza ha reso semplicemente inutili. Davvero ha senso mantenere il bonus facciate, oggi? Quota 100, inoltre: da domani mattina andrebbe tolta per chi ha un lavoro a tempo indeterminato se non è gravoso. E infine, basta con l’improvvisazione comunicativa a Palazzo Chigi: si può accettare che si sbagli una volta, nell’annunciare un decreto prima che sia davvero pronto, ma quando questa anomalia diventa la norma, allora c’è da preoccuparsi”.

Parliamo del “dopo”. “Sarà una ripartenza non uniforme, ma scaglionata. E dobbiamo arrivarci pronti, consentendo ad esempio il ritorno sui posti di lavoro su base volontaria dei giovani e delle filiere più strategiche. Preoccupandoci fin d’ora di garantire loro tutte le tutele del caso: non solo con tamponamenti a tappeto che ci consentano una mappatura affidabile, ma anche con la messa a disposizione di appartamenti pagati dallo stato tramite alberghi e piattaforme digitali. E poi, pensando ancora più in prospettiva, vorrei fosse chiaro che tra le conseguenze dell’epidemia ci sarà quella di accelerare terribilmente la transizione tecnologica e occupazionale. Dopo lo tsunami, ci sarà il deserto: gli effetti che automatizzazione e robotizzazione avrebbero prodotto in anni, li vedremo in mesi. Se in tempi normali aveva un senso rallentare questa evoluzione pur di proteggere i posti di lavoro tradizionali, dopo la crisi non sarà più possibile. Servirà un welfare per centometristi, non per maratoneti: un welfare che aiuti i disoccupati a sviluppare competenze adeguate al nuovo mondo. Governo e sindacati si attrezzino: non possiamo restare a difendere roccaforti abbandonate come i giapponesi alle filippine”.

Molto critico, Nannicini, in un tempo in cui chi critica viene accusato di irresponsabilità. “Il compito dei parlamentari è proprio quello di aiutare il governo: ma per aiutare bisogna fare critiche e proposte, specie in una fase complicata. Io amo la politica che guarda in faccia le persone e ammette i propri errori. Fuori da questa dinamica, ci sono solo leadership che si credono invincibili alla Superman o in altri paesi autoritarie alla Orbán, mentre noi abbiamo bisogno dell’autorevolezza alla Draghi”.