qdR magazine

Non moriremo tedeschi

Tommaso Nannicini, Antonio Funiciello
Democrazia/#politica

Sempre pronti ad accapigliarsi intorno agli interessi più o meno forti di quelle fette di paese che ancora sperano di rappresentare, i partiti della seconda repubblica (o quello che ne rimane) sono al contrario sempre pronti a trovare un accordo su un altro tipo di interessi: i loro. È quindi importante smascherare le loro furbizie per rimettere al centro del dibattito gli interessi degli italiani.

Le questioni che contano sono quelle economico-sociali. Tutto il resto conta in funzione del beneficio che reca al miglioramento delle condizioni economico-sociali del maggior numero possibile di individui e della nostra comunità. L’odierna crisi economica, e il peculiare restringimento della libertà economica, non fa che accrescere la funzionalità di tutto quanto non attiene direttamente alla sfera economica. Ecco perché il cambiamento della legge elettorale deve essere pensato nel contesto della domanda di modernizzazione liberale di cui il sistema-paese ha bisogno. In questa chiave, ci sono due emergenze nazionali a cui le regole del gioco democratico dovrebbero rispondere: garantire ai cittadini la possibilità di scegliere i governi e responsabilizzare di conseguenza chi è chiamato a guidare il paese; migliorare i meccanismi di selezione della classe politica.

La bozza di accordo per una nuova legge elettorale tra i partiti che sostengono il governo Monti risponde a queste emergenze? Forse sì, forse no. Il diavolo, come sempre, si nasconde nei dettagli. E una riforma elettorale incardinata su un 50% di collegi uninominali e un 50% proporzionale con liste bloccate dalle dimensioni contenute rappresenta un miglioramento del Porcellum solo a patto che la nuova legge si tenga al di sopra di alcuni “paletti maggioritari” dal carattere imprescindibile.

50% di collegi uninominali non significa niente, se i collegi vengono usati per selezionare i candidati ma non per ripartire i seggi tra i partiti. Da questa prospettiva, chi paragona il tedesco al Mattarellum mente sapendo di mentire: la ripartizione dei seggi in Germania è puramente proporzionale (con effetti ancora più rappresentativi del nostro proporzionale nella Prima Repubblica, per via dell’ampiezza dei collegi). Ecco quindi il primo paletto: tenere separata la ripartizione dei seggi nel 50% maggioritario dal 50% proporzionale (come nel Mattarellum). Oppure, in subordine, rendere fortemente dis-rappresentativa la ripartizione dei seggi di natura proporzionale: allocandoli in piccole circoscrizioni come nel sistema spagnolo. La frammentazione del sistema dei partiti (e del finanziamento pubblico agli stessi) è un altro obiettivo da non dimenticare. Ecco quindi un secondo paletto: tenere alta la soglia di sbarramento (non sotto il 5%) e abbandonare l’idea del diritto di tribuna (che niente c’azzecca con il proporzionale).

Che speranze ci sono che questi paletti verranno mantenuti? Poche. Un’analisi lucida degli attuali rapporti di forza interni al Pd, e interni alla coalizione che sostiene Monti, suggerisce che l’esito più probabile per la trattativa in corso sia quello proporzionalista alla tedesca. Nell’epoca in cui la decisione democratica pretende tempi celeri e canali trasparenti, si produrrebbe l’effetto opposto sul sistema dei partiti e sul sistema istituzionale. Un quadro incoerente e paranoico per il quale, mentre si chiede di eleggere direttamente il presidente del consiglio europeo (come accade coi sindaci, i presidenti di provincia e di regione), si lascia la formazione del governo italiano alla mercé del congresso dell’Udc.

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