Lunedì a Milano prenderà il largo l’associazione “Europa XXI secolo”. Lo farà dal Talent Garden di via Calabiana 6, dove avremo il piacere di presentare l’ebook di Agnès Bénassy-Quéré e Francesco Giavazzi, dall’emblematico titolo: Europe’s Political Spring: Fixing the Eurozone and Beyond. Sarà l’occasione per discutere di come rilanciare il progetto europeo. Per interrogarci su ciò che manca all’Europa per trasformarsi in un soggetto politico maturo. E saranno proprio l’Europa e le sfide che la attendono il fulcro dell’attività della neonata associazione, un piccolo think tank con l’ambizione di elaborare proposte di policy per rilanciare il progetto nato a Roma 60 anni fa, con la testa agli obiettivi che ci sollecita il nuovo secolo più che ai successi (innegabili) di quello passato.
Che cosa vuol dire rilanciare il progetto europeo, oggi? Vuol dire accelerare il processo d’integrazione; vuol dire rafforzare la legittimazione democratica delle istituzioni, a partire dalla Commissione; e vuol dire ridurre l’area delle decisioni intergovernative sulla base del principio di sussidiarietà. Ma significa anche lasciare a uno “zoccolo duro” di volenterosi la possibilità di costruire qualcosa di più coraggioso: «a more perfect union», per dirla con i costituenti statunitensi e con Barack Obama. Una vera unione politica, in grado di condividere scelte di policy, in primis in campo economico-fiscale e sociale. Un gruppo di Paesi – con l’Italia in testa – che si faccia carico, come ha scritto Sergio Fabbrini sul Sole-24Ore, «di definire un progetto e dargli coerenza istituzionale». Più che di un’Europa a due velocità, sarebbe giusto parlare di due percorsi paralleli, di due progetti concentrici che avanzano insieme nella stessa direzione ma su terreni diversi.
Si tratta ovviamente di un disegno a lungo termine: un’evoluzione dell’Unione in tal senso richiede tempo e impegno. Nel frattempo, però, i nodi decisivi da sciogliere non mancano anche a trattati immutati. Si pensi, tanto per fare un esempio, al piano fiscale di Trump. Il Presidente statunitense ha proposto di abbattere le imposte per chi produce negli Usa e di tassare pesantemente tutte le importazioni: una riforma di questo tipo trasformerebbe di fatto gli Stati Uniti nel più grande paradiso fiscale del pianeta. La catena di grande distribuzione Walmart, che non produce ma importa, ha iniziato da subito a fare pressione per fermare questo progetto. È spontaneo domandarsi: l’Ue ha intenzione di affidare la propria sopravvivenza a Walmart o si decide a far sentire la propria voce? È essenziale che l’Europa disegni una base imponibile unica sui redditi da capitale, che smetta di farsi concorrenza fiscale aggressiva al proprio interno e che risponda con un’unica voce alla tempesta fiscale che potrebbe arrivare da Oltreoceano.
Serve un’Europa, insomma, che si decida a portare avanti quell’eccezionale esperimento di governo sovranazionale pensato dai suoi fondatori. Un’Europa che dia vita a una “Schengen della difesa”, che rafforzi la collaborazione e la cooperazione tra gli Stati membri, mettendo in comune competenze e risorse. Un’Europa, soprattutto, che s’impegni a difendere il proprio modello di welfare, unico al mondo. Difendendo la propria base imponibile senza arrestare l’innovazione. E, perché no, iniziando anche a mutualizzare parti di stato sociale, facendo toccare con mano che problemi comuni trovano soluzioni all’interno di un’idea condivisa di cittadinanza europa. Per esempio costruendo una Children Union, bella proposta del compianto economista Tony Atkinson: una serie di investimenti comuni finanziati per mezzo di Eurobond e finalizzati alla lotta alla povertà minorile, assoluta ed educativa.
Servono proposte che riportino su binari concreti un dibattito europeo da troppo tempo incagliato nelle secche della retorica, degli zero virgola burocratici e anche per questo minacciato da opposti sovranismi. Lunedì a Milano inizieremo a confrontarci su questi temi, in particolare di unione fiscale e di come costruire la parte reale dell’euro, con Francesco Giavazzi, Guido Tabellini e Irene Tinagli. A moderare l’incontro Francesco Cancellato, direttore de Linkiesta. Vi aspettiamo.
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