lavoce.info

Quel capitale che manca al Sud Italia

Tommaso Nannicini
Economia/#spagna

Perché la Spagna ha ridotto nel tempo le ampie differenze regionali che la caratterizzavano, mentre in Italia non ci siamo riusciti? Se invece che al Pil procapite, guardiamo alla nozione di capitale sociale, scopriamo che il Sud e il Nord della Spagna sono sempre stati più omogenei. Ed è proprio la maggiore omogeneità che ha probabilmente consentito il recupero. Ha creato le condizioni perché potessero dispiegare i loro effetti gli altri fattori di convergenza: istruzione, investimenti in infrastrutture e tasso di criminalità.

Il presunto sorpasso della Spagna in termini di reddito procapite è molto sentito nel nostro paese, anche perché Italia e Spagna sono paesi simili da molti punti di vista. In questo intervento, siamo interessati non tanto al confronto tra il Pil procapite medio nei due paesi, quanto piuttosto alla convergenza regionale: perché la Spagna ha ridotto nel tempo le ampie differenze regionali che la caratterizzavano, mentre noi non ci siamo riusciti?

NORD-SUD IN ITALIA E SPAGNA
Proviamo a guardare alle differenze tra Nord, inteso come insieme delle aree a più alto reddito, e Sud, le aree più indietro nei tassi di sviluppo, all’interno di Italia e Spagna. Innanzitutto, precisiamo le definizioni di “Nord” e “Sud” per i due paesi. LìItalia del Sud arriva fino al Lazio e agli Abruzzi inclusi, e comprende anche le isole; l’Italia del Nord include le regioni sopra il Lazio. Delle 17 province autonome della Spagna, quelle con un reddito procapite sotto la media nel 1950 sono state classificate come “Sud” (Andalusia, le due Castiglie, Estremadura, Galizia e Murcia), mentre le altre (Aragona, Asturie, Baleari, Cantabria, Catalogna, Valencia, Navarra, Paesi Baschi e Rioja) come “Nord”. Le Canarie e Madrid sono state escluse per le loro specificità. A grandi linee, si può dire che la parte Sud-Ovest della Spagna corrisponde all’Italia del Sud-Isole, mentre il loro Nord-Est assomiglia al nostro Centro-Nord.

La Spagna ha avuto una prima forte convergenza regionale nel Pil procapite nel periodo dal 1965 al 1985, prevalentemente dovuta alle migrazioni interne: un tipo di convergenza che noi abbiamo vissuto in parte nei decenni precedenti. Diversamente da noi, però, la Spagna ha avuto anche una convergenza più recente, se la misuriamo come produttività del lavoro piuttosto che come Pil procapite. Il Pil procapite del Sud italiano ammontava al 61 per cento di quello del Nord nel 1960, e ancora nel 2006 il rapporto era fermo al 67 per cento. In Spagna, invece, il Pil procapite del Sud ammontava al 55 per cento di quello del Nord nel 1960, ma era salito al 75 per cento nel 2006.

FATTORI DI CONVERGENZA
Proviamo a elencare i principali fattori che possono spiegare la convergenza spagnola e, per converso, quella italiana mancata. A rischio di una semplificazione eccessiva, sono prevalentemente quattro.

Primo fattore: l’istruzione. In Spagna, il rapporto Sud-Nord nella proporzione di popolazione attiva con il titolo di studio superiore è cresciuto dal 60 per cento dei primi anni Settanta all’80 per cento del 2000. In Italia, invece, sembra esserci stato un declino del grado d’istruzione superiore del Sud rispetto al Nord, con un rapporto che da valori sopra il 100 per cento è sceso all’84 per cento nel 2006. Questo fattore può aver contribuito a rallentare la convergenza italiana rispetto a quella spagnola. A maggior ragione se si pensa che il problema non sembra risiedere tanto nella “quantità” d’istruzione quanto piuttosto nella sua “qualità”, come evidenziato per esempio dai differenziali regionali nei risultati del test Pisa (per i quali non esistono rilevazioni precedenti il 2000).

Secondo fattore: gli investimenti infrastrutturali. In Italia, il rapporto tra soldi pubblici procapite spesi in strade, aeroporti o altre infrastrutture al Sud rispetto a quelli spesi al Nord è stato sempre maggiore del 100 per cento fino ai primi anni Novanta, è sceso poi al di sotto di questo livello dopo la chiusura della Cassa del Mezzogiorno. Il rapporto aveva però preso a scendere molto prima, già verso la metà degli anni Settanta: è quindi possibile che il declino, relativo al Nord, degli investimenti strutturali abbia contribuito al mancato processo di convergenza, anche se non sembra di poter dire che gli investimenti precedenti abbiano mai sortito gli effetti sperati.

Terzo fattore: la criminalità. Il tasso di criminalità ha una chiara influenza sul processo di crescita e convergenza. Tuttavia, è difficile dire quale sia il nesso di causalità: se più crimine implica meno crescita oppure, al contrario, meno crescita implica più povertà e quindi più crimine. Inoltre, le misure di criminalità sono difficili da comparare tra regioni e nel tempo. La misura cui facciamo riferimento è basata sui crimini contro la proprietà e la persona denunciati alle autorità, che includono i reati di stampo mafioso. Il trend dei reati procapite al Sud rispetto al Nord, in Italia è stabile nel tempo, e di poco al di sopra del 100 per cento, mentre è crescente in Spagna. La variabile difficilmente può spiegare la maggiore convergenza in Spagna piuttosto che in Italia, anzi sembrerebbe andare nella direzione opposta. Alternativamente, la spiegazione potrebbe essere che una maggiore ricchezza relativa del Sud della Spagna ha col tempo innescato anche una maggiore criminalità (rapporto di causalità inverso).

IL CAPITALE SOCIALE
Nell’insieme, i tre fattori precedenti possono spiegare solo in parte la differenza tra il relativo successo spagnolo in termini di convergenza regionale e il perdurante ritardo del Mezzogiorno italiano. L’ultima variabile che prendiamo in considerazione è il capitale sociale, inteso come il livello di fiducia, impegno civile e di valori condivisi all’interno di un tessuto sociale. Esistono diverse misure di capitale sociale, le più note sono quelle che mirano a catturare la fiducia rispetto al contesto sociale in cui si vive e che sono derivate dalle risposte a quesiti del tipo “quanto ti fidi del prossimo” all’interno di inchieste internazionali, come il noto World Values Survey. Noi preferiamo utilizzare i dati sulle donazioni di sangue, un’attività puramente altruistica e gratuita.

La figura 1 indica che il livello (sempre relativo Sud/Nord) delle donazioni di sangue per abitante è molto maggiore in Spagna, intorno al 90 per cento nel 2005, mentre è stabilmente più basso in Italia, intorno al 60 per cento sempre nel 2005. Per inciso, anche le misure basate sul grado di fiducia per il prossimo danno gli stessi risultati. Anche se i dati che abbiamo non si riferiscono all’intero periodo della convergenza che stiamo cercando di analizzare, non è un grosso problema. Come mostrato dalla letteratura scientifica sull’argomento, e come in parte confermato dalla figura 1, il livello di capitale sociale tende a persistere nel tempo e cambia con estrema lentezza. Ciò significa che possiamo interpretare il differenziale Sud/Nord in termini di capitale sociale come all’incirca costante nel periodo che stiamo considerando. Quello che ci dice la figura 1, allora, è che il Sud e il Nord della Spagna sono sempre stati più omogenei in termini di capitale sociale, rispetto al Sud e al Nord del nostro paese. È proprio questa maggiore omogeneità che può aver permesso agli altri fattori di convergenza di dispiegare i loro effetti, portando il Sud spagnolo a recuperare il terreno perduto rispetto al Nord. Al contrario, il basso livello di capitale sociale del Mezzogiorno italiano rispetto al Nord del paese può aver ostacolato gli altri fattori. La distribuzione del capitale sociale all’interno di un paese potrebbe configurarsi quindi come un fattore ostacolante, oppure facilitante, il processo di convergenza interna. Ovviamente, l’evidenza empirica sintetizzata nella figura 1 è lontana dal dimostrare alcunché, ma, a nostro avviso, il confronto con la Spagna rinforza la necessità di considerare il capitale sociale come un importante fattore esplicativo nell’analisi dei perduranti ritardi del nostro Mezzogiorno.

(1) Sulle dinamiche delle diverse fasi della convergenza spagnola, si veda Angel de la Fuente, Regional Convergence in Spain: 1965-95, Cepr Discussion Paper 3137, 2002.
(2) Questa misura è stata usata per valutare l’impatto del capitale sociale sui comportamenti finanziari da Luigi Guiso, Paola Sapienza, Luigi Zingales, “The Role of Social Capital in Financial Development”, American Economic Review, 94(3), 526-556, 2004. I dati sulle donazioni in Italia provengono da questi autori. I dati spagnoli, invece, provengono dalla Fondazione spagnola dei donatori di sangue (Fsds, www.donantesdesangre.net).

Figura 1

Vai al contenuto