Quando chi fa politica non sa bene quale sia il problema che ha di fronte, scrive un’Agenda: Agenda 2030, Agenda 2050 e via snocciolando. Si dà obiettivi tanto altisonanti quanto irraggiungibili, o quantomeno non ci dice come raggiungerli. Fermo restando che un giorno se voteremo per lui o per lei – possiamo scommetterci – vivremo tuttə in un mondo migliore.
Quando chi fa politica ha un’idea un po’ più chiara del problema, ma vive nel buio assoluto su come risolverlo, crea un Fondo: Fondo per gli asili, Fondo per le imprese e via, di nuovo, snocciolando. Fondi che poi – fatalmente – vengono sottoutilizzati e saccheggiati per altri scopi, lasciando il problema a corto di soldi ancor prima che di soluzioni.
Quando chi fa politica, infine, continua a non avere idea di come risolvere un problema, ma deve far vedere che sta facendo qualcosa, che la situazione non gli è sfuggita di mano, ecco che fa due cose distinte a seconda della natura del problema. Se c’è un comportamento positivo da favorire (secondo la sua visione del mondo), elargisce un bonus: bonus energia, bonus babysitter, bonus monopattini e così via. Per la serie: io ho fatto il mio, arrangiatevi. Se invece c’è un comportamento negativo da contrastare (secondo la sua visione del mondo), crea un reato: reato di frode fiscale, reato d’immigrazione clandestina e così via. Per la serie: io ho detto che non si doveva fare, se qualcuno insiste non è colpa mia.
Intendiamoci: i bonus servono, i trasferimenti monetari sono uno degli strumenti a disposizione dello Stato per migliorare il benessere collettivo. Il problema è la proliferazione dei bonus, se non sono accompagnati da riforme e servizi che si prendano cura delle persone. La decontribuzione del Jobs act e il reddito d’inclusione erano trasferimenti monetari, ma stavano dentro un’idea di riforma. Gli altri bonus, invece, scappano facilmente di mano, soprattutto se disegnati alla Boris (tecnicamente “a cazzo di cane”). Si pensi al bonus 110 e ai danni che ha creato, non solo sulle casse dello Stato col suo buco da 78 miliardi, ma anche per i suoi effetti distributivi perversi, favorendo le villette a scapito dell’edilizia pubblica o popolare.
Intendiamoci una seconda volta: i reati servono, da che mondo è mondo lo Stato usa il diritto penale per contrastare comportamenti criminali. Il problema, di nuovo, è la proliferazione di reati, senza politiche che li prevengano e investimenti su apparati repressivi che li smascherino. Tutto il nostro diritto, da quello tributario a quello amministrativo, soffre di norme costruite sulla patologia piuttosto che sulla fisiologia. Non scriviamo le norme pensando alla fisiologia dei contribuenti onesti, ma alla patologia degli evasori (che ci sono e vanno contrastati, ma con controlli innovativi, non scrivendo norme alla Boris). Senza contare che anche qui scappa spesso la mano. Come è successo con i decreti sicurezza del governo Conte I, che erano essi stessi criminali (rispetto al diritto internazionale) mentre facevano finta di creare un crimine, quello di salvare vite in mare, che casomai era un comportamento da premiare.
Forse, per migliorare la politica, servirebbe una legge che proibisca a chi la fa di usare Agende, Fondi, bonus o reati. Ops, ci sono cascato anch’io, ho proposto nuovi divieti. Faccio ammenda e mi correggo: forse, basterebbe che tutti noi spendessimo qualche secondo in più per selezionare persone che facciano politica avendo qualcosa da dire anche senza Agende, Fondi, bonus o reati.
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