Una questione di giustizia e di equità fiscale. Ma anche di sopravvivenza per un Paese in piena crisi di denatalità. Il tema delle politiche familiari non è più un intruso nel dibattito pubblico, specie da quando la lunga crisi economica, tra le tante rinunce, ha comportato pure un ulteriore ‘taglio’ del numero dei neonati. Del resto era difficile che accadesse il contrario in un Paese nel quale i giovani non trovano lavoro e se lo trovano è precario, dove escono dalla famiglia di origine sempre più tardi e quando lo fanno magari è per andare all’estero. Eppure, al di là di una consapevolezza più diffusa, le risposte concrete della politica a questa vera e propria emergenza sono state finora timide, parziali, provvisorie. Troppo poco, a fronte dei numeri da vertigine sfornati negli ultimi anni dall’Istat, per segnare una svolta e indicare al Paese una priorità. Una insufficienza sulla quale «Avvenire » ha chiamato a ragionare il mondo politico e associativo. Quali sono le proposte sul tappeto a sostegno della famiglia? Cosa può essere fatto subito e quali sono i programmi per la prossima legislatura? Si potrà finalmente arrivare a una riforma fiscale che tenga conto dei carichi familiari?
DE PALO: «Siamo preoccupati perché da tanti anni non si fa nulla per la famiglia. C’è sempre una priorità o un’emergenza che finisce per mettere in secondo piano questo tema. E siamo preoccupati perché si è aggravata la crisi demografica e perché oggi la seconda causa della caduta in povertà in Italia, dopo la perdita del lavoro da parte del capofamiglia, è la nascita di un figlio. Da anni insistiamo sul fatto che questo problema va affrontato partendo dall’introduzione di una fiscalità più equa, perché oggi il fisco non è a misura di famiglia, ma al contrario la penalizza».
CENTEMERO: «Non si può parlare di una politica familiare con un approccio settoriale, solo fiscale, ci vuole un intervento trasversale. Penso soprattutto ai servizi che mancano, penso al fatto che le donne hanno un ruolo e una responsabilità fondamentale nelle famiglie ma sono anche nel mercato del lavoro. Oggi viviamo in una condizione per cui entrambi gli stipendi sono necessari, anche quello della mamma. Questi sono aspetti centrali, non di secondo piano. Noi dobbiamo pensare a tutto ciò che va a supporto dei nuclei, a cominciare dagli asili, in un sistema di servizi che non può essere solo pubblico e deve avere natura sussidiaria. La crisi della natalità non è legata solo al tema delle tasse».
DE PALO: «Ben vengano i servizi, ma oggi le famiglie non hanno la fiducia dello Stato, sembrano abbandonate a se stesse. Io non farei un figlio solo per ho l’asilo nido ma perché c’è una mentalità favorevole, perché il figlio viene considerato un bene comune, non un interesse privato. Lavorare su due fronti ci può stare ma noi pensiamo che l’aspetto fiscale dia una segnale molto più forte di fiducia ».
COSTA: «Sono d’accordo sul fatto che le politiche per la famiglia attengono a tutti i settori e che quelle a sostegno della natalità sono significative ma non risolutive. Non si è fatto nulla? Io mi sento di contestare questa affermazione perché c’è un piano progressivo che abbiamo avviato lo scorso anno nella legge di bilancio con una scelta significativa: abbiamo messo 600 milioni di euro su alcuni obiettivi che ritenevamo importanti, come punti di un piano pluriennale. Certo non sono passaggi risolutivi e devono rientrare in uno sforzo più ampio che ci è richiesto dal problema demografico italiano del quale siamo ben consapevoli: rispetto al 2008 abbiamo centomila bambini in meno l’anno, 100mila culle vuote, e l’età media della mamma alla nascita del primogenito è salita da meno di 25 anni del 1975 ai 31 anni di oggi. Da noi è mancata la stabilità e la coerenza delle misure, tutto era sperimentale, a tempo. Il bonus bebé è stato introdotto dal governo Berlusconi poi riproposto per tre anni ma ora scade. Noi abbiamo abbiamo introdotto il bonus mamme e in due mesi sono state presentate 209 mila domande di sussidio, segno che il percorso di accesso funziona. Ora parte il bonus asilo nido, in Italia solo il 22-23% dei bambini lo frequenta, e dal 17 luglio l’Inps raccoglierà le domande per ottenere i mille euro l’anno. Sono due misure entrambe strutturali. Poi c’è il voucher baby-sitter avviato in fase sperimentale e che noi abbiamo rifinanziato, raddoppiando i fondi. Qualcosa quindi abbiamo fatto, certo, ora serve un salto di qualità per arrivare al riconoscimento della famiglia dal punto di vista fiscale».
AVVENIRE: «Benissimo i bonus. Ma c’è un problema di visione generale: possiamo puntare a un fisco che ragiona in termini di famiglia o questo argine non riusciremo a superarlo?»
COSTA: «È un passaggio essenziale e la volontà politica di compierlo c’è. Può essere declinato in vari modi e anche con un percorso graduale. L’importante è che si arrivi al riconoscimento di un trattamento specifico dei carichi familiari dal punto di vista fiscale. È un principio di equità che deve essere affermato».
NANNICINI «Io penso che il tempo sia più che maturo, non solo perché c’è la volontà politica ma perché c’è stato un salto di qualità nel dibattito pubblico. Questo passaggio si inserisce in un cronoprogramma di interventi, parlo per la mia parte politica, in cui la riduzione del carico fiscale su tutte le basi imponibili ha seguito il percorso previsto: prima i redditi medio- bassi con gli 80 euro quindi il taglio strutturale dell’Irap e dell’Ires, la decontribuzione del costo del lavoro. Poi, come è sempre stato detto dal Pd, una vera riforma dell’Irpef che deve inglobare non solo una riduzione del carico fiscale ma anche una graduazione in base ai carichi familiari. La riduzione delle aliquote dovrà essere asimmetrica».
AVVENIRE: «C’è sempre un però che impedisce di arrivare al dunque…»
NANNICINI: «Ho fatto un elenco di quattro cose, tre sono state fatte e ora ci possiamo occupare della quarta. Capisco la preoccupazione e sono d’accordo sul fatto che serve un segnale anche per aggredire il problema demografico che è politicamente poco sexy perché riguarda un futuro non immediato. Ma il Pd è un partito che vuole prendersi cura del futuro ed è determinato ad aggredire questo problema. Un problema da affrontare non solo con il fisco ma anche con i servizi e attraverso politiche indirette per favorire l’emancipazione dei giovani dalla famiglia di origine, deduzioni fiscali sugli affitti, contratti di lavoro che portino alla stabilizzazione. Servono misure per favorire l’occupazione femminile e fare in modo che non ci sia una contraddizione tra l’avere un figlio e cercare un lavoro e anche una maggiore flessibilità degli orari dei servizi pubblici in modo da non imporre costi impropri alle famiglie. Tutti strumenti da pensare assieme, una strategia integrata. Io apprezzo il contributo del Forum delle famiglie e in particolare l’invito alla concretezza, a dare subito un segnale forte alle famiglie con la leva fiscale, e quello alla strutturalità delle misure, superando la frammentazione ed evitando la tentazione di ogni governo a mettere la sua bandierina. Serve un messaggio forte, chiaro e semplice, ricordando che insieme alla natalità va incoraggiata l’occupazione femminile».
AVVENIRE: «Negli ultimi anni anche in Francia gli strumenti fiscali hanno funzionato peggio di prima perché nascevano i bambini ma non c’erano più le famiglie: il 70% dei neonati è fuori dal matrimonio. Gli interventi non devono essere destinati solo al sostegno fiscale ci deve essere un ‘favor familiae’, un clima che si respira. Come in Trentino. Il governo cerchi almeno di favorire le reti locali che hanno dato buona prova».
COSTA: «Concordo sul fatto che dobbiamo lavorare per tutelare la famiglia in tutti gli ambiti, anche quello educativo, a esempio la legge sulla legalizzazione della cannabis mi pare un messaggio sbagliato. Oggi le famiglie sono sottoposte a un bombardamento come soggetti consumatori, sono viste come un pollo da spennare. Sul gioco d’azzardo ad esempio c’è una spesa enorme favorita dalla capillarizzazione dei punti gioco sul territorio, un meccanismo che coinvolge soprattutto i soggetti più vulnerabili».
AVVENIRE: «Da qui a fine legislatura ci può essere un primo segnale?»
NANNICINI: «La prima cosa è capire le priorità delle legge di bilancio e vedere se la riforma fiscale può essere messa in programma per l’autunno o per la prossima legislatura. Intanto si può cominciare con un riordino delle misure esistenti. Mentre per favorire le convergenze bipartisan su scelte strutturali che restino al di là delle alternanze di governo si può lavorare a un documento serio, come un Libro bianco, da lasciare alla prossima legislatura, che contenga anche la simulazione dei costi dei provvedimenti fiscali, passaggio che permetterebbe di dare più concretezza al dibattito».
AVVENIRE: «Ma gli ultimi governi hanno dato un segnale diverso e opposto come l’operazione 80 euro che è costata 10 miliardi e non va in direzione delle famiglia perché premia i singoli contribuenti indipendentemente dai carichi. Il Fattore famiglia ha senso se mette in gioco risorse consistenti, altrimenti serve a poco…».
NANNICINI: Gli 80 euro erano uno strumento con altri obiettivi, la riduzione dei carichi esistenti sui ceti medio-bassi, e che interveniva all’interno di un sistema che resta basato sul reddito individuale. Ora abbiamo un altro obiettivo, quello di dare sostegno alle famiglie con figli e numerose. Bisogna dare certezza sulle misure per cui non bisogna mettere in discussione gli 80 euro. Ma dico che oggi il traguardo è realistico perché le tappe precedenti sono state raggiunte nonostante le risorse da trovare fossero consistenti: 10 miliardi per le imprese, 10 per gli 80 euro, 5 per l’Imu. Ora dobbiamo mobilitare altri 10 miliardi per l’Irpef ed è uno sforzo fattibile. Serve una misura universale, strutturale e semplice che deve favorire la scelta lavorative di entrambi i coniugi. Bisogna aiutare le famiglie numerose e aiutare ancora di più quelle in cui entrambi i genitori lavorano. La riforma dell’Irpef è una priorità del Pd, e se tocchiamo la leva fiscale lo facciamo per fare questo».
DE PALO «Sono preoccupato perché percepisco un’unità di intenti anche seria e argomentata ma non abbiamo compreso che il tempo è finito. È angosciante pensare di attendere 3-4 anni solo per un primo passo. Insisto: è possibile pensare a una misura nella legge prossima di bilancio con una non belligeranza delle opposizioni? È ipotizzabile che nel programma elettorale dei partiti ci sia come priorità del primo anno di legislatura la modifica strutturale della fiscalità per la famiglia?»
COSTA «Io sono favorevole a intraprendere subito il percorso per valorizzare il rapporto tra numero di figli e prelievo fiscale. Ma dobbiamo discuterne collegialmente tenendo conto delle risorse a disposizione. Intanto si può pensare a forme meno ambiziose di un processo organico per socchiudere la porta e dare un segnale. Ad esempio potrebbe messo in campo un rafforzamento delle detrazioni fiscali per il secondo o per il terzo figlio. Non è ancora il fattore famiglia ma un passo in quella direzione. Un lavoro di preparazione è svolto anche dai gruppi di lavoro insediati in vista della Conferenza nazionale sulla famiglia, che si terrà a settembre».
CENTEMERO: «Ci sono misure nelle ultime leggi di bilancio che gridano vendetta, come i 290 milioni del bonus cultura buttati via o quelli per le 400 borse di studio per i più eccellenti. Sono risorse che si possono dirottare subito a favore della famiglia. Oltre a questo intervenire in questo spazio di legislatura è molto complicato, ma se il governo farà qualcosa di buono non ci opporremo. Comunque se si tiene alto il tema nel dibattito pubblico si determinano le condizione politiche perché nella prossima legislatura chiunque governi faccia queste cose. Io però non sono abituata a promettere cose così alla buona. Per ogni intervento ci vogliono i soldi e se decido di metterli sul fattore famiglia non posso dimenticare il resto: serve un macchina con due pedali, il fisco e i servizi».
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